
Ho provato però uno stordimento quando preso dai pensieri mi sono accorto che la vera opera d’arte non fosse la tela prodotta, ma il momento della sua creazione. Parlo di creazione a pieno titolo, avendo percepito nella sua figura il mezzo attraverso cui l’infinito trovasse espressione. Non temo nel parlare di Dio, di totalità. Della rievocazione e comunione con gli elementi. Ho visto dunque nel prodotto solo un ricordo, il ricordo che è proprio di chi ha partecipato.
Allora ho compreso come quest’opera d’arte ha assunto un valore assoluto e sia riuscita a travalicare la dimensione del tempo e dello spazio. La grandezza del tempo e dello spazio espande la nostra mente. Pensare all’immensità è indispensabile. Ognuno di noi ha negli occhi una forma, un universo in cui ha saputo ricondurre il nero, il bianco, le movenze e i suoni. Ognuno di noi ha un tempo in cui sviluppare e introiettare ciò a cui è appartenuto. Ognuno di noi, pari a Setsuko, è stato un mezzo. Un mezzo attraverso cui si è manifestata la bellezza. Perché con la sua carica vitale la bellezza ha sovvertito l’ordine costituito.
Ha scardinato le nostre strutture e i nostri blocchi, mettendoci davanti alla vita che pulsa, sfidandoci e coinvolgendoci.
( Andrea Rizzi, direttore artistico)